…un’umanità buia, infinita, un fiume umano che agli occhi dello spettatore, dilaga in una atmosfera di fatiscenza e stagnazione. C’è la sensazione di essere in presenza di un meccanismo infernale, che vomita uomini ma che non garantisce loro il diritto all’esistenza. Non e’ quindi l’india della meditazione, dei ‘’ percorsi della mente’’, tantomeno quella dei maharaja ne’ quella della tolleranza. È la parte più brutale di quel mostro spietato del meccanismo globale che produce profitto e non la sopravvivenza, e che relega gli uomini nell’attesa di una miseria strutturale che sovrasta tutto e tutti.
…gli individui sono abbandonati alla spietata violenza delle leggi economiche. Il sistema capitalista non muterà mai la propria natura, nessun sistema sociale l’ha mai fatto né mai lo farà: a questo dovranno pensare le sue vittime.
Carlo sacco pur essendo un autodidatta della fotografia di reportage ha prodotto un archivio di oltre 50000 immagini dei suoi viaggi in asia e africa mosso dalla sua curiosità di conoscere.
Figlio d’arte si è avvalso dell’esperienza del padre Benito sacco, fotografo vedutista e dello zio Solismo sacco.
Nel 1997 ha pubblicato il suo primo libro fotografico dal titolo “Angkor, i figli degli dèi” tradotto in tre lingue italiano, inglese e giapponese, contenente un’immagine premio fotografico mondiale UNESCO 1997.
Sotto il patrocinio dell’UNESCO, del politecnico della Nikon di Hong Kong, dell’ambasciata italiana di hanoi e delle autorità vietnamite ha realizzato due mostre in Vietnam, ad Hanoi ed Hoi an in occasione dell’ammissione di quest’ultimo sito nel patrimonio mondiale dell’umanità nel marzo/aprile 2001