La mostra propone una nuova lettura dell’immenso corpus di immagini che Cartier-Bresson ci ha lasciato: copre l’intero percorso professionale del grande fotografo ed è il frutto di un lungo lavoro di ricerca svolto dal curatore nel corso di molti anni di studio nell’archivio di Cartier-Bresson. Saranno esposte oltre 500 tra fotografie, disegni, dipinti, film e documenti, riunendo le più importanti icone ma anche le immagini meno conosciute del grande maestro.
La scelta di Henri Cartier-Bresson di una macchina fotografica piccola e leggera ci fa capire il suo modo di rapportarsi alla fotografia che è necessariamente qualcosa di spontaneo, qualcosa che cattura l’istante e che vuole far rivivere il momento a chi guarda l’immagine, come se anche lui fosse presente nella scena.
” Il mestiere di reporter ha solo trent’anni, si è perfezionato grazie alle macchine piccole e maneggevoli, agli obbiettivi luninosi e alle pellicole a grana fine molto sensibili realizzate per soddisfare le esigenze del cinema. L’apparecchio per noi è uno strumento, non un giocattolino meccanico. E’ sufficiente trovarsi bene con l’apparecchio più adatto a quello che vogliamo fare. Le regolazioni, il diaframma, i tempi ecc… devono diventare un riflesso, come cambiare marcia in automobile.
In realtà la fotografia di reportage ha bisogno solo di un occhio, un dito e due gambe. “